Case Green: in cosa consiste la nuova direttiva UE e cosa cambia per i proprietari di casa

La direttiva europea “Case Green”, entrata ufficialmente in vigore il 28 maggio 2024, ha come obiettivo quello di trasformare tutti gli edifici su suolo europeo, residenziali e non, in edifici a emissioni zero per ridurre significativamente le emissioni di CO₂ e il consumo energetico entro il 2035. 

Nel caso degli edifici residenziali, la normativa prevede il raggiungimento del traguardo emissioni zero attraverso tre step: 

  • Nel 2030, classe energetica E: entro questa data, tutti gli edifici residenziali dovranno essere almeno in classe energetica E, richiedendo interventi di efficienza energetica.
  • Nel 2033, classe energetica D: a questa data avverrà il passaggio obbligatorio alla classe D, tramite miglioramenti ulteriori che riducono il fabbisogno energetico.
  • Nel 2050, classe “Zero Emissioni”: l’obiettivo finale è di eliminare completamente le emissioni di CO₂ da tutti gli edifici residenziali, grazie a tecnologie avanzate e all’impiego di fonti rinnovabili.

La Direttiva mira, quindi, a ridurre il consumo di energia primaria del 55% entro il 2030, puntando su due strategie principali: la costruzione di nuovi edifici conformi ai nuovi standard ambientali europei e la riqualificazione degli edifici esistenti a bassa efficienza energetica, ovvero quelli più datati e con dispersione elevata.

Ma prima di approfondire ulteriormente i punti essenziali della direttiva è meglio soffermarsi su qualche definizione. 

Cosa intendiamo per edificio a emissioni zero?

Un edificio a “emissioni zero” è un edificio estremamente efficiente dal punto di vista energetico, che consuma poca materia prima  e non emette CO2 derivante dall’uso di combustibili fossili. In pratica, è un edificio progettato per funzionare in maniera totalmente green, senza impattare negativamente sull’ambiente. Gli edifici a emissioni zero fanno parte di tre categorie di abitazioni green. Oltre a questi, ci sono anche quelli che riescono a produrre energia rinnovabile direttamente sul posto o nelle vicinanze, magari grazie a una comunità di energia condivisa. Infine, ci sono gli edifici solar-ready, ovvero già predisposti per l’installazione di pannelli solari, così da rendere facile il passaggio alle energie rinnovabili e ridurre ulteriormente l’impatto ambientale.

Quali interventi sono previsti? 

Perché un edificio residenziale salga di classe energetica e possa iniziare il suo percorso green è necessaria una serie di interventi di ristrutturazione per evitare gli sprechi e migliorare il rendimento energetico della casa come il posizionamento del cappotto termico, la sostituzione degli infissi, l’installazione di nuove caldaie che siano a norma con i requisiti europei e la realizzazione di pannelli solari. 

Questi interventi saranno obbligatori per la maggior parte degli edifici, fatta eccezione per le case vacanza (o comunque di quelle seconde case in cui si abita meno di quattro volte all’anno e dove si prevede un consumo energetico inferiore al 25% del normale consumo annuo), i palazzi storici e luoghi di culto.  

Dato che si parla di interventi di ristrutturazione abbastanza costosi e che possono risultare un deterrente per i proprietari di casa, a ogni singolo Stato Membro viene chiesto di incentivare, attraverso misure di sostegno fiscale, finanziario o amministrativo, qualunque operazione che rientri in un lavoro di ristrutturazione profonda, ovvero un tipo di ristrutturazione nella prospettiva di un miglioramento dell’efficientamento energetico dell’edificio. 

In questo modo, l’UE intende facilitare il passaggio a edifici sostenibili, promuovendo un cambiamento accessibile e vantaggioso per tutti e permettendo a chiunque, nei tempi stabiliti dalla direttiva, di avere un edificio conforme e green

I vantaggi di una Casa Green

Al di là degli obblighi e dei costi previsti per trasformare la propria abitazione in una casa green ed essere quindi conformi alla Direttiva, non dobbiamo perdere di vista i vantaggi che derivano dall’abitare in una casa a emissioni zero.

Il primo di questi è un minore spreco di energia con un conseguente ribasso delle bollette. Infatti, secondo il rapporto del Cresme, in quelle case che hanno effettuati gli interventi necessari per far salire di due posizioni la classe energetica, hanno visto una riduzione delle bollette pari al 40%, con un risparmio di circa 1.067€ all’anno. 

I vantaggi non sono solo per chi vi abita, ma anche per chi vende. Secondo i dati di immobiliare.it, le case che rientrano nella prima classe energetica hanno visto un aumento del loro valore negli ultimi due anni, con un rialzo dei prezzi che vanno dal 10% (per le case di seconda fascia) al 13% (per le classi in prima fascia). Questo non si è riscontrato, invece, per le classi che si trovano nelle classi energetiche più basse. 

Perciò, al netto dei costi iniziali, la ristrutturazione di una casa green può rivelarsi un investimento che, nel lungo periodo, può portare a dei vantaggi economici decisamente alti. 

Ci saranno delle sanzioni?

Non si può parlare di direttive senza chiedersi se sono previste delle sanzioni per chi non si mette in regola. 

La risposta, in breve è: non si sa con esattezza. O, almeno, non sappiamo ancora nello specifico a quali sanzioni si possa incorrere per mancata conformità. 

La decisione sulle sanzioni da applicare a quegli edifici che non possiedono il “bollino verde” spetta direttamente ai singoli governi nazionali. Perciò, per i soggetti direttamente interessati, è necessario tenersi aggiornati e monitorare costantemente le decisioni e le normative del proprio governo. 

Per quanto non si possano conoscere le sanzioni, è possibile, tuttavia, prevedere gli svantaggi che possono derivare dal non eseguire i lavori di ristrutturazione richiesti dalla Direttiva. 

Ad esempio, tenendo in mente l’aumento di valore registrato per le case che si trovano nelle classi energetiche più alte, non è difficile immaginare che il primo rischio in cui si incorre è quello di vedere una svalutazione del proprio immobile, con conseguente difficoltà (se non proprio divieto) di poterla vendere o affittare nel futuro. 

E in Italia?

Ogni Stato membro presenta, ovviamente, una situazione differente in termini di politiche di sostenibilità, sia per quello che riguardo il tipo di incentivi per i proprietari di casa per effettuare i lavori di ristrutturazione che per quello che riguarda lo stato effettivo degli edifici (se sono più o meno vecchi e la classe energetica di appartenenza).

Quale sarebbe la situazione per l’Italia, quindi? Non molto rosea, in realtà. 

Secondo i criteri e le scadenze imposte dalla direttiva l’Italia risulta un paese particolarmente esposto a sanzioni. Infatti, dall’ultimo rapporto Enea (l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), circa ¾ degli edifici residenziali nazionali appartengono alle tre classi energetiche più basse:

  • Il 74% appartenente alla classe D
  • Il 34% alla classe G (la peggiore)
  • Il 23,8% alla classe F 
  • Il 15,9% alla classe E

Entro il 2033 l’Italia dovrebbe ristrutturare circa due milioni di residenze se si vogliono evitare sanzioni (qualunque esse siano). L’unica maniera per rendere questa impresa possibile sarebbe introdurre una politica di incentivazione fiscale adeguata, così da poter rendere il processo di conformità degli edifici il più agevole e rapido possibile. 

A questo, si aggiungono le stime dell’ANCE (l’associazione italiana dei costruttori edili), che riportano oltre 9 milioni di edifici su 12 non idonei a rispettare le performance energetiche richieste, questo tenendo conto che il 75% degli edifici (sempre secondo l’Enea) sarebbe stato costruito prima della Legge 10/1991 che regola il consumo energetico degli edifici pubblici e privati.

Un’ulteriore difficoltà si trova nei costi per le ristrutturazioni. Infatti, sempre secondo i report, nel caso in cui si voglia solo passare alla classe energetica D, si deve andare incontro a una serie di spese tanto necessarie quanto costose. Ad esempio, solo la sostituzione degli infissi può variare da un prezzo che va dai 13.500€ fino ai 21.000€. Oppure, l’installazione del cappotto termico che può andare dai 21.000€ ai 26.000€. 

Accènto: il nuovo format di Studio Ferri per avere le idee più chiare

La direttiva Casa Green è ancora giovane e, come visto, ancora in via definizione. Restano ancora molte questioni in sospeso, prima tra tutte quali saranno le agevolazioni per i proprietari di casa, la validità dei bonus ancora in essere come il Superbonus o il Bonus Edilizia

È molto facile perdersi nelle decine di articoli sull’argomento e uscirne con più dubbi di prima. Per questo è importante, soprattutto per i proprietari di case di proprietà o che affittano, il confronto diretto con degli esperti in materia, in modo da non arrivare impreparati e ottenere, senza fatiche o incomprensioni, il fatidico bollino verde per la vostra casa.

Non è un caso che, in Studio Ferri – Soluzione Salvacondomini, abbiamo deciso di dedicare proprio a questo tema la prima serata di Accènto, il format di incontri live per imparare a orientarsi nella giungla urbana. Insieme a partner con un’esperienza consolidata nell’amministrazione di condominio e nella valorizzazione degli immobili per discutere di tematiche fondamentali in modo chiaro e comprensibile – e così evitare i problemi condominiali. 

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